La storia di Ernesto Guevara è stata da sempre affascinante per la mitologia creata dopo la sua morte, un ricordo, però, che con il passar del tempo ha messo in secondo piano le gesta del guerrigliero fino a trasformarlo in un’icona da stampare ovunque, dalle magliette ai costumi da bagno, passando per sigarette, pantofole e accendini di vario tipo.
Amara fine per un rivoluzionario anticapitalista, spesso accompagnato sulle bancarelle anche da "El Dux". Paradosso dei paradossi, dove il denaro non sente ragioni.
La sinistra classica, che deteneva i diritti delle bandiere rosse, delle magliette e delle toppe sdrucite, ha contribuito a confezionare questo mito ad uso e consumo della massa. Nessuno ha mosso un dito per combattere la superficialità artificiale e pseudo ideologica, tipica di un movimento distrutto dal Regime del Nulla.
Pochi sanno che, invece, dall’altra parte della barricata c’è sempre stata molta simpatia non tanto per il logo, ma per il combattente che ripudiò la carriera politica per tornare nella foresta a combattere per il popolo.
La canzone scritta nel 1968 dai neri, incisa sul singolo “Mercenario ed Addio Che", era stata sepolta dal tempo e dalla paura di confondere le idee a tanti giovani. E’ riemersa grazie ad internet e al lavoro dell’associazione Lorien che ha recuperato il vinile mettendolo in rete.
Imbarazzi a sinistra, dove erano convinti di possedere i diritti d’autore. Ma non è così.
Certo l’ideologia Guevariana aveva delle basi diverse da quella Fascista, ma è proprio l’Unione dei Reduci della Repubblica Sociale a tessere le lodi del guerrigliero, spiazzando destra e sinistra:
In questo articolo parliamo di Ernesto "Che" Guevara, esprimendo non solo ammirazione e onore per il combattente e il rivoluzionario, ma anche una solidarietà ideale e politica.
Come il socialista rivoluzionario Nicola Bombacci e il fascista Giuseppe Solaro si ritrovarono entusiasti sul piano della rivoluzione socialista nazionale di Mussolini e per la lotta del sangue contro l'oro, contribuendo alla edificazione della RSI, così ci ritroviamo noi sulla stessa barricata della rivoluzione socialista cubana di Guevara e contro l'imperialismo americano. Questo ci spinge a dire che la rivoluzione fascista, approdata alla RSI e la rivoluzione di Guevara, pur partendo da presupposti ideologici diversi, possono, anzi devono, incontrarsi e non essere antitetiche.
Tempo dopo i fascisti FNCRSI realizzarono anche il volantino qui in calce esposto comparando, non a caso, Mussolini e Guevara e prospettando appunto nel "Che" quel "giovane" che, aveva vaticinato Mussolini, avrebbe ripreso il messaggio rivoluzionario e universale del fascismo repubblicano.
In Valle Caudina qualche erede diretto del Che è venuto a vendere qualche libro, a San Martino per essere precisi. La rabbia dei figli è immensa:
"Non mi piace il modo in cui la figura di mio padre è stata appropriata dai venditori dei beni di consumo di massa. E' imbarazzante. Un uomo che ha lottato ed è morto cercando di rovesciare lo sfruttamento capitalista e gli eccessi materiali non dovrebbe essere utilizzato per vendere t-shirt, analcolici, vodka, telefonini e costumi da bagno. Né io né i miei fratelli chiediamo denaro. Chiediamo rispetto per il Che e le sue idee".
Il messaggio è caduto nel vuoto, purtroppo.
Anche se qualche traccia politica sopravvive:
«La nostra azione è tutta un grido di guerra contro l'imperialismo e un appello all'unità dei popoli contro il grande nemico del genere umano: gli Stati Uniti d'America».
«Ogni vero uomo deve sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato a qualunque altro uomo».
«Molte grandi iniziative sono fallite, sono cadute nell'oblio per la mancanza del necessario apporto organizzativo, per sostenerle e portarle a buon fine se non c'è l'organizzazione le idee dopo il primo impulso vanno perdendo efficacia, cadono nella routine, nel conformismo e finiscono per essere semplici ricordi».
Ma la frase che più ci ha impressionato e spinto a riflettere, da sempre, è la famosa «Hasta la victoria siempre. Patria o muerte.» che tradotta in italiano si trasforma in una frase adattabile anche agli Squadristi della Marcia su Roma: «Fino alla vittoria sempre. Patria o morte.»
Il Socialismo Sudamericano è abbastanza “sui generis” specialmente nel legame tra il pueblo, la religione e la Patria, un tris che nella vecchia ideologia comunista era una miscela di eresie, sempre in base alla concezione internazionale dei marxisti ortodossi.
Loro non hanno Patria, ma lottano solo ed esclusivamente per una classe, quella operaia, che deve anche essere profondamente ideologizzata, in base anche ai dogmi di Lenin.
Un proletariato senza nazioni e tradizioni. Chissà come fischiavano le orecchie alle Zecche Sovietiche quando Guevara, al comando della Banca Cubana, iniziò la nazionalizzazione della moneta di Stato.
Una linea seguita di recente da un altro socialista “nazionale” come il venezuelano Hugo Chavez, che la Comunità Militante Caudina salutò con uno striscione quando morì dopo una vita di lotta anti capitalista.
Sia chiaro, Che Guevara non fu un fascista e nemmeno Chavez. Erano appartenenti al ceppo madre, ossia a quel socialismo che attecchisce ovunque, formandosi poi in base alla società che lo sviluppa. Un socialismo poetico ed eretico che unisce Benito Mussolini e Ernesto Guevara.
Non deve stupire se alcuni neri l’hanno rispettato e lo rispettano, oltre le etichette.
Chiudiamo con il testo e la canzone scomoda, ma bella, interpretata da Gabriella Ferri.
Addio Che | Gabriella Ferri
Addio Ché, la gente come te non muore nel suo letto, non crepa di vecchiaia. Addio Ché, sei morto nella valle e non vedrai morire la tua rivoluzione. Addio Ché, la gente come te t'aspetta col fucile sull'alto della Sierra. Addio Ché, all'erta sulla grotta non c'è più sentinella, non salgono i compagni. È l'ora Ché, nessuno più verrà; non eri come loro, dovrai morire solo. Addio Ché, come volevi tu, sei morto un giorno solo e non poco per volta. Addio Ché, la gente come te è nata per morire, serve di più da morta. Addio Ché, aspettaci laggiù, verremo di nascosto le notti senza luna. Addio Ché, a piangere per te verremo di nascosto le notti senza luna. Addio Ché.
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