domenica 28 febbraio 2021

TARANTELLE SUL BRITANNIA - L’audizione di Mario Draghi alla commissione bilancio | CAPITOLO 8

L’AUDIZIONE DI MARIO DRAGHI ALLA COMMISSIONE BILANCIO

E continuiamo con l’audizione di Draghi, ampiamente citata nell’interrogazione; audizione che – al tempo – era stata contrassegnata dalle puntuali osservazioni dell’ on. Antonio Parlato. Parlato – come detto – era stato il presentatore di quelle stesse interrogazioni nell’XI Legislatura (1992-1994), “passandole” poi a me ed al collega Landolfi nella XII.

Orbene, in quella audizione (svoltasi nel marzo 1993) Mario Draghi aveva cercato di banalizzare la vicenda, dichiarando che si era trattato di uno dei tanti convegni dedicati alle privatizzazioni, e che lui aveva svolto solamente l’introduzione alla conferenza, dopo di che si era allontanato prima che si affrontassero temi specifici.

REGINA ELISABETTA

No, non ci trovava nulla di male, perché «una di queste conferenze – sono parole sue – era prevista sulla nave della Regina Elisabetta e quindi del governo inglese, come si sarebbe potuta tenere nella sala di un albergo o in una sala per congressi».

Naturalmente, non lo sfiorava neanche l’idea che, in materia di privatizzazioni, l’Inghilterra potesse avere interessi opposti a quelli dell’Italia: 

questo non lo diceva, ma una cosa del genere non era neanche presa in considerazione. Quanto all’ipotesi – riecheggiata da Parlato – che la recente svalutazione della lira (settembre 1992) potesse essere stata provocata per consentire alle multinazionali angloamericane di acquistare le nostre aziende pubbliche con uno sconto del 30%, ciò non appariva credibile al serafico manager.

Così come non gli appariva credibile che alcuni soggetti stranieri avessero potuto condizionare l’andamento  della nostra valuta: 

«Mi riesce altresì difficile comprendere come il tasso di cambio di quella che è la quinta o la sesta potenza industriale del mondo, possa essere influenzato da operatori, tutto sommato individuali, o da tre, quattro, cinque o anche dieci banche d’investimento, su un arco temporale ormai molto lungo.»

Certo, si stenta a credere che il Direttore Generale del Tesoro ignorasse che la ricordata svalutazione del 30% della lira italiana (che peraltro ci aveva causato una perdita valutaria di 48 miliardi di dollari) fosse stata in larghissima misura determinata – a monte – da un singolo speculatore finanziario, l’ebreo-ungherese naturalizzato americano Giorgio Soros; il quale nell’occasione avrebbe realizzato un guadagno astronomico, probabilmente pari a 400 miliardi di lire (ma in rete circolano cifre ben maggiori).

PRODI E SOROS

D’altro canto, Soros è stato considerato tutt’altro che un nemico dal “partito delle privatizzazioni” italiano. Tanto da essere, incredibilmente, insignito di una laurea honoris causa dall’Università di Bologna; laurea – si dice – conferitagli su input del privatizzatore numero uno della Repubblica Italiana, Romano Prodi, docente di quell’Ateneo.

Ma torniamo all’interrogazione parlamentare:

«Considerato che da quanto precede – concludevamo l’onorevole Landolfi ed io – le responsabilità della Gran Bretagna, attraverso sia la disponibilità dello yacht di Sua Maestà la Regina d’Inghilterra, che gli inquietanti incontri che vi furono organizzati e per quanto altro lo stesso Direttore Generale del Tesoro ha dichiarato, appaiono atti chiaramente ostili nei confronti della Nazione italiana, se voglia chiedere le opportune, immediate, esaurienti spiegazioni all’ambasciatore del Regno Unito presso la Repubblica Italiana, giudicando gli interroganti gravissimo l’accaduto ed ancor più preoccupante il seguito che ne è derivato, avuto riguardo alle speculazioni sulla lira ed allo stesso percorso delle “privatizzazioni”.» Fin qui l’interrogazione. 

Scritto da Michele Rallo

La crociera del "Britannia"

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