Esiste lo Stato quando il popolo ne è fuori, quando intere masse ne restano fuori socialmente e giuridicamente? Questo interrogativo, posto dal Fascismo durante tutta la sua esperienza, ha segnato un vero e proprio ritorno alle origini dello Stato, un riproporre il problema della politica nei suoi termini costitutivi: la fondazione della città sociale, la fondazione dello Stato.
Una rivoluzione non si concepisce senza una rivelazione.
E che altro può essere la rivelazione se non la conoscenza di uno stato d’animo, l’interpretazione di un costume di vita che urge, batte alle porte di quei nuovi tempi che sono insistentemente cercati, la consapevolezza di nuove necessità, di nuovi bisogni?
Che significato avrebbe la parola genio politico ove si escludesse un potere inventivo, morale e politico? Genio è colui al quale la verità si rivela, che trova la verità nascosta o che crea la verità. Per primo egli vede quello che gli altri non vedono, trova ciò che gli altri non ricercano. Ma possono i nostri nemici avere dimenticato le parole del messaggio dell’anno IX, col quale Mussolini, come ogni vero scopritore, certo della verità misconosciuta, proclama che la concezione fascista, rispondendo ad esigenze di carattere universale, risolve il triplice problema dei rapporti tra lo Stato e l’individuo, tra lo Stato ed il gruppo, tra il gruppo ed i gruppi organizzati?
Ora il problema non può avere che una sola soluzione vera. E poiché non si può negare l’esistenza di questo triplice problema, trovata la soluzione vera, essa distrugge le pseudo-soluzioni.
Insomma, come la risposta ad un problema aritmetico è una, così nei grandi e decisivi momenti della storia, nei movimenti che segnano le epoche del cammino dei popoli, la risposta ad un problema politico è una. Queste per sommi capi, sono le ragioni per le quali sentiamo il bisogno di rivolgerci agli uomini di cultura italiani e stranieri e di invitarli a una revisione del giudizio sulla realtà del Fascismo.
Ma, appunto perché italiana in quanto universale è la fede per la quale l’Italia combatte, nessuno s’illuda di poterla ancora facilmente piegare. Se chi guarda dall’esterno e superficialmente può notare l’intima insoddisfazione di un processo rivoluzionario che tende al meglio, stia pur sicuro che, sotto questa veste critica caratteristica dell’intelligenza italiana, si cela oggi come non mai la profonda coscienza di difendere una superiore realtà ideale.
Scritto da Carlo Alberto Biggini
Verità e menzogna sul Fascismo (1945)
Tratto dal “Corriere della Sera" di martedì 16 e venerdì 19 Gennaio 1945-XXIII nn. 14 e 17
Verità e menzogna sul Fascismo (1945) - Prima parte | StoriAlternativa
Verità e menzogna sul Fascismo (1945) - Seconda parte | StoriAlternativa
Verità e menzogna sul Fascismo (1945) - Terza parte | StoriAlternativa
Riflessioni
Storiografia non significa apologia. Questo deve essere un concetto chiaro, senza se e senza ma. Analizzare la Storia in Italia è una delle cose più difficili da fare. Tutta la Storia Contemporanea italiana è fin troppo legata al potere politico e culturale dei vincitori, siano essi Monarchici appartenenti a Casa Savoia o abili lanciatori di bombe sui civili inermi come gli AngloAmericani.
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