Verità e menzogna sul Fascismo (1945)
Prima parte - StoriAlternativa
Dopo oltre cinque anni dall’origine del secondo conflitto mondiale, si fa sempre più profondo il bisogno di riproporsi il problema di questa guerra e delle sue più remote finalità. L’attuale conflitto si differenzia da ogni altro che la storia ricorda non soltanto per l’estensione a tutto il globo terracqueo, ma anche, e soprattutto, per due nuovi fattori politici e ideologici che ne segnano la caratteristica fondamentale: il rapporto tra occidente e oriente e quello tra democrazia, bolscevismo e Fascismo.
Quando il conflitto scoppiò, nell’estate del 1939, ci si poteva illudere ch’esso sarebbe rimasto nei limiti di una guerra europea, per la supremazia dell’Inghilterra e della Germania, e si poteva guardare ad esso da questo ristretto punto di vista, schierandosi dall’una o dall’altra parte. Vero è che fin d’allora i presupposti ideologici dei contendenti valevano a dare una particolare fisionomia alla guerra, inducendo a proclamare il contrasto dei regimi politici come il motivo determinante di essa, ma si poteva, tuttavia continuare a pensare che, dietro l’apparente veste ideologica, il problema fosse rimasto essenzialmente nei termini del 1914. Ora non più: ora questo problema, se anche continua a sussistere in quei termini, è affatto trasvalutato dai più grandi problemi tra i quali si è trovato inserito e sollecita un nuovo e più profondo esame. Dobbiamo, insomma, liberarci delle molte concezioni e idee con le quali siamo entrati in questa seconda guerra mondiale, anche perché i punti di partenza di essa poggiano in parte ancora su la precedente epoca storica, come la politica di equilibrio europeo, il nazionalismo, l’internazionalismo, ossia sui sistemi e concetti politici derivati direttamente dalla rivoluzione francese.
Contemporaneamente alla lotta dei popoli si combatte entro ciascun popolo una lotta sociale; le vecchie classi dirigenti, basandosi su un’epoca tramontata, vogliono mantenere privilegi e potenza. Questo spiega, in parte, i numerosi tradimenti avvenuti, durante il corso di questa guerra.
Gli Anglo-Americani non hanno certo intrapreso la guerra con la volontà di aiutare o «liberare» un qualunque popolo dell’occidente europeo, ma perché si vedevano minacciati dall’avvento di una nuova epoca, quale veniva esprimendosi in Italia e in Germania con più forza e consapevolezza che altrove. Perciò nel giudicare la guerra attuale non dobbiamo attenerci all’ingannevole apparenza, ma all’intimo contenuto della rivoluzione in corso.
Dalla Santa Alleanza, che sorge particolarmente per combattere le idee dell’89, le quali, nonostante tutto, continuano ad agire come potenti forze spirituali e mutano il volto dell’Europa, fino alla caduta dell’impero Asburgico, in tutto questo periodo nessuna idea contrasta sostanzialmente quella della rivoluzione francese, ma sono piuttosto una concezione e una forma di vita, la vita liberale, e una tradizione ancora tenacemente l’adirata, che si esauriscono a poco a poco.
Durante tutto il corso della prima guerra mondiale non si è, certamente combattuto per il trionfo di un’idea: se una nuova idea è nata, essa è nata soltanto da quella guerra, dopo quella guerra.
Desiderando stare più aderenti al significato del conflitto attuale, è certo che il 1941 ha segnato una svolta decisiva nella storia di esso conflitto e ancora si stenta ad avere coscienza della trasformazione radicale di tutte le premesse e di tutte le finalità. Ma, via via che la coscienza della trasformazione si afferma, ci si accorge del pericolo segnato dalla forza d’inerzia, che induce a continuare nella via intrapresa, senza avere la sufficiente elasticità mentale per adeguarsi alla nuova situazione e per comprenderne il nuovo significato. E il contrasto tra il vecchio e il nuovo, tra le finalità di partenza e quelle attuali, tra i conflitti parziali e il sistema di essi, ha ormai assunto tali proporzioni da poter apparire il conflitto come un gigantesco evento che trascina i popoli al di là di ogni previsione e di ogni effettiva consapevolezza.
Ora, è su questo profondo mutamento del significato del conflitto mondiale che gli uomini di cultura italiani devono sentire il bisogno di concentrare tutta la loro attenzione, con la spregiudicatezza e la serenità necessarie per capire di più e meglio lottare. Ed è anche chiaro come essi, a causa del ben più ampio punto di vista dal quale vogliono porsi, non possano non augurarsi un atteggiamento simile da parte degli uomini di cultura di tutto il mondo, con la speranza di eguale spregiudicatezza e serenità.
Scritto da Carlo Alberto Biggini
Verità e menzogna sul Fascismo (1945)
Tratto dal “Corriere della Sera" di martedì 16 e venerdì 19 Gennaio 1945-XXIII nn. 14 e 17
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