Il Coronavirus Covid-19 ha limitato le attività dei servizi di ristorazione, fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie. Gli esercizi commerciarli hanno le saracinesche aperte, solo nelle aree gialle, dalle ore 5 del mattino fino alle 18. Il consumo al tavolo è consentito per un massimo di quattro persone, salvo che siano tutti conviventi. L'ultimo DPCM ha sancito il divieto assoluto per il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici e aperti al pubblico.
A casa non è la stessa cosa
Quattro amici al Bar
Lo scenario di queste ultime settimane fa rabbrividire per l'impennata di proteste partite proprio da dietro il bancone, l'altra parte della barricata. I baristi sono scesi in piazza per esprimere dissenso verso le ultime norme del traballante Governo Conte II. Certo, la situazione sanitaria è sempre più in difficoltà a causa dell'aumento di contagiati dal Covid-19 e la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori è consapevole delle ore critiche che si vivono nel mondo. Purtroppo, la gestione nazionale non è apparsa all'altezza della situazione e lo sconforto cresce, ora dopo ora, giorno dopo giorno. Non sono bastate le precauzioni di questi mesi e le disposizioni per la tutela della salute della clientela.
Scritta apparsa nei pressi di un bar
I Baristi della Valle Caudina
Le proteste di settore in Valle Caudina non sono andate oltre qualche attacco in rete con la testiera. Nessun corteo, nessuna protesta da registrare in piazza, se non un fiume di bestemmie direttamente dal retrobottega. Nemmeno la disobbedienza civile, che ha animato le serate in qualche città, ha smosso la categoria dei Baristi Caudini, custodi di ore allegre e spensierate, ma rassegnati alle saracinesche abbassate. Il numero di Bar aperti in tutta la Valle Caudina è infinito.Quello di Bar che chiuderanno i battenti per sempre potrebbe essere elevato, anche se è troppo presto per fare previsioni, nel bene e nel male.
Negli ultimi anni è cresciuta la quota rosa nei Bar
Sacrifici inutili?
Le lavoratrici ed i lavoratori Caudini del settore in questi mesi, con estremi sacrifici, sono riusciti comunque ad organizzarsi nel rispetto delle norme. Molteplici investimenti che adesso risultano inutili e fanno crescere il malumore all'interno della categoria. L'ultimo provvedimento mette in ginocchio l’intera corporazione che ha già pagato a caro prezzo la pandemia da Covid, prima con la chiusura di marzo, poi dovendo adeguare spazi e locali alle normative previste per la prevenzione del contagio. Ora vedendo ridotto, in maniera drastica, il proprio orario di lavoro crolla, esponenzialmente, anche la fiducia verso le Istituzioni. Chiudere alle 18 per un locale pubblico significa, in pratica, subire un nuovo coprifuoco totale, senza garanzie per la salute del Popolo.
Cresce il consumo di birra in Chiesa
Luoghi di culto
L'ultimo Dpcm parla chiaro: l’accesso ai luoghi di culto avviene con misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro come recita l'articolo 1, comma 9 lettera p, dell'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Basterebbe, quindi, riconoscere i bar ed i pub come veri e propri luoghi di culto nazionali per poter tornare a popolare quei locali pieni di vita e di voglia di vivere.
Zone rosse
Nelle zone rosse, per partecipare a una celebrazione religiosa o recarsi in un luogo di culto, deve essere compilata l’autocertificazione. Sarebbe stata efficacie, a questo punto, anche quella per andare al Bar o al Pub, sempre rispettando le ferree regole per garantire la sicurezza dei lavoratori e dei bevitori. La Segreteria Generale della Cei parla di consapevole prudenza e particolare attenzione a non disperdere la cura verso la persona e le relazioni, con il coinvolgimento delle famiglie. Musica per le orecchie dei Baristi, che credevano di vincere questa maledetta battaglia contro il Covid.
In aumento le scritte all'esterno dei Bar
No ai Pali di cafè
Un'ipotetica apertura controllata avrebbe dovuto garantire anche la soppressione radicale dei tanti, troppi, Pali di Cafè, ossia quei personaggi letteralmente inutili alla società, ma sempre presenti nonostante tutto e tutti. I famosi superficiali e distratti cittadini che credono di essere immortali e in molti casi onniscienti. L'uso della politicamente corretta Tolleranza Zero avrebbe fatto tabula rasa di questi elementi, che non bevono, non spendono, sparlano ai quattro venti, diffondono il Covid e restano nell'anonimato.
Alcuni ubriachi si rifugiano in Chiesa
BlasfemiAlcoolica
Nascono spontanee le domande, in odore di blasfemia, dei tanti Baristi Caudini e degli assetati clienti.
Perché al Bar non si può, mentre in Chiesa sì? Il Governo avrebbe potuto sottoscrivere un protocollo d'intesa sulla falsa riga di quello siglato con la Conferenza Episcopale Italiana? Possiamo bere in Chiesa? Il virus è anticlericale e per questo evita i luoghi di culto?
Il fastidioso doppiopesismo istituzionale, che non lascia ben sperare per il futuro, potrebbe rivelarsi controproducente. Nessuno mette in dubbio la necessità di professare la propria Fede, sia essa cattolica, islamica, pagana o alcoolica. Però, se davvero dobbiamo uscire da questo vortice di paranoie, bisogna mettere in campo dipiciemme incisivi e lungimiranti.
La macabra protesta dei baristi beneventani
Lumini
A Benevento poche ore fa i baristi e gli altri ristoratori hanno acceso decine di lumini funebri lungo il centralissimo corso Garibaldi. Appena dopo le 18 sono stati accesi i ceri. “Una veglia insieme – spiegano gli organizzatori a Ntv24 – per la defunta anima del commercio e dei diritti soppressi”.
In Valle Caudina, invece, le luci sono spente, il silenzio avvolge i marciapiedi e non ci resta che pregare Dioniso, divinità protettrice dell'ebbrezza, dei baristi e della clientela spesso e volentieri dignitosamente brilla.
Potete dire la Vostra al seguente indirizzo di posta elettronica:
caudiumpatrianostra@gmail.com oppure su Twitter @SchiaffoLo
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