Anche la Valle Caudina versava in una situazione generale di povertà e di arretratezza: scarsa era la rete stradale, impoverite tutte le province a vantaggio di una Napoli enorme, burocratica e parassitaria, che, per mantenersi, assorbiva tutte le sostanze del Regno. Il panorama sociale andava visto nella stessa ottica: l'elemento più dinamico era costituito da gruppi di "nuova borghesia", che però avevano una fisionomia terriera e, chiusi negli orizzonti locali, cercavano di acquistare le posizioni di potere lasciate vuote dalle vecchie classi dirigenti. La nobiltà era stata completamente assorbita e domata dai vice-re spagnoli, le plebi esasperate irrompevano continuamente in inutili sommosse.
Restavano soltanto i gruppi intellettuali e i soldati che erano gli eredi di quella tradizione illuministica e riformatrice che con pensatori come Filangieri e Genovesi si era aperta agli stimoli della scienza europea. Le riforme, che avevano espresso nel pensiero degli intellettuali una volontà di profondo rinnovamento, fallirono o furono compromesse dalla contraddittorietà del governo regio, dall'indebolimento del potere statale e dalla svolta reazionaria che la monarchia si diede negli anni che prepararono il 1799.
Nonostante questo fallimento alcune èlites di intellettuali continuarono a perseguire il sogno del cambiamento, in una serie di contraddizioni e tentativi tra cui è anche possibile individuare linee politiche e culturali chiare che portarono da un lato alla rivoluzione del 1799 e, quindi, al tentativo della costituzione della "Repubblica Partenopea", dall'altro alla costituzione di un movimento giacobino che si ispirava a quello europeo.
Tutti comunque, cioè sia coloro che volevano soluzioni progredite e democratiche, sia coloro che volevano mantenere l'assetto tradizionale si trovarono d'accordo sulla necessità di avviare un'opera di rinnovamento, che, mantenendo il legame con il passato, affermasse tuttavia il progresso nelle forme della continuità e dello sviluppo. Questa linea era caratterizzata soprattutto da Vincenzo Cuoco e Mario Pagano, mentre pensatori come Vincenzo Russo appartenevano alla via radicale, cioè volevano realizzare il progresso mediante la negazione di tutto il passato.
La rivoluzione del 1799 ebbe una grande importanza non tanto per i provvedimenti eversivi del governo repubblicano, quanto per lo sconvolgimento che provocarono nel paese la propaganda rivoluzionaria, la lotta delle fazioni, il mutamento del regime, l'azione delle masse sanfediste. Il 1799 fu la prima grande esperienza politica della borghesia meridionale, non solo degli intellettuali giacobini ma anche dei "galantuomini" che ne furono trascinati, sia pure malvolentieri, ad uscire dall'indifferenza e dall'inerzia politica su cui avevano fondato la loro fortuna economica e sociale. Oltre a ciò agiva anche il risentimento provocato dalle persecuzioni dalle quali erano stati colpiti quei "galantuomini", in gran parte di giovane età, che avevano partecipato all'attività cospirativa precedente il 1799 e le cui conseguenze erano ricadute in molti casi sui loro familiari, nonostante la loro sicura lealtà monarchica.
Approfondimenti di storia locale sviluppati dagli studenti del Liceo Classico di Cervinara (Istituto d'Istruzione Superiore "L. Einaudi") - Anno Scolastico 2000-2001 - coordinati dal dott. Enzo Cioffi del Dipartimento di discipline storiche dell'Università di Napoli "Federico II" nell'ambito del progetto "I Caudini" finanziato dal Fondo Sociale Europeo. Tratto da Vallecaudina.net.
Hanno partecipato le seguenti Studentesse e studenti del Liceo-Ginnasio "Luigi Einaudi":
Serena Abate, Mario Amatiello, Vita Bizzarro, Myriam Campese, Angela Casale, Mario Casale, Maria De Dona, Anna De Toma, Marianna Florimo, Antonella Fuccio, Livia Giordano, Manuela Marro, Elena Merola, Antonio Monetti, Tamara Miranda, Pasquale Mainolfi, Augusta Pirozzi, Esterina Perrotta, Daniela Tagliaferri e Saveria Taddeo.
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