Lo Schiaffo 321 è un rivista digitale che nasce per essere una cinghia di trasmissione culturale, una sorta di voce alternativa, senza peli sulla lingua, senza paraocchi e senza scheletri negli armadi. Le manifestazioni istituzionali del 25 aprile vengono ripetute da 75 anni senza, però, riuscire a coronare l'impresa delle imprese in questa Italya: la Pacificazione nazionale dopo una guerra civile.
Le ciniche raccomandazioni post-liberazione al Comitato di Liberazione Nazionale piemontese del colonnello inglese John Melior Stevens fanno ancora oggi rabbrividire:
«Fate pulizia per due, tre giorni, ma al terzo giorno non voglio più vedere morti per le strade».
La vignetta di Ghisberto
Care lettrici e cari lettori, ma cosa accadde dopo il sanguinoso giorno della presunta liberazione?
In un'Italia sfiancata da innumerevoli bombardamenti, sia su obiettivi militari, sia su civili inermi, la guerra civile, creata dal tradimento badogliano e voluta dagli Angloamericani e dai Sovietici, sfuggì dal controllo delle forze alleate. In fondo, l'infelice battuta attribuita a Sir Winston Leonard Spencer Churchill non seppellì tutti gli italiani con una risata:
«Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno dopo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure, questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti».Caudium, 25 aprile 2020
La Valle Caudina ieri ha celebrato la ricorrenza del 25 aprile, ossia la liberazione dall'occupazione nazionalsocialista e dal Fascismo. In tutti i comuni dell'Unione c'è stata la deposizione di fiori presso le lapidi in onore dei caduti nelle Guerre o semplicemente la diffusione di messaggi per rimarcare la libertà conquistata. Nessuno ha parlato di pacificazione nazionale, dopo una guerra civile fratricida. Persiste, quindi, la divisone in buoni e cattivi che da quel 25 aprile 1945 è stata sentenziata dai vincitori o presunti tali.
De Gregori & Orchestra - Il cuoco di Salò (dal vivo)
Emblematica la scelta del Sindaco di Montesarchio di rimarcare il diritto alla libertà e l'importanza dei valori democratici parafrasando una canzone di Francesco De Gregori, La storia siamo noi. Proprio il cantautore romano, invece, nel 2001 ha scritto una canzone in memoria di tutti i Caduti della Repubblica Sociale Italiana. Il cuoco di Salò è stata scritta per ricordare a tutt* che non c'è mai stata la pacificazione nazionale da quel 25 aprile 1945 ad oggi. Quelli dalla parte sbagliata non erano pazzi sanguinari, ma Donne e Uomini che scelsero la strada dell'onore. Il 25 aprile non ha nulla in comune con il sentimento che induce amore, compassione e rispetto per le altre persone. Nessuna umana pietà per gli sconfitti.
Pochi sanno che lo zio omonimo di Francesco De Gregori, nome di battaglia Bolla, fu un partigiano democristiano, medaglia d'oro al valor militare alla memoria, ammazzato dai partigiani comunisti garibaldini e gappisti nell'eccidio di Porzûs. I fazzoletti verdi vennero trucidati da quelli rossi in uno dei tanti scontri tra opposte fazioni filoangloamericane e filosovietiche. Il noto artista di sinistra, quindi, ha versato lacrime partigiane a causa dei partigiani e ciò dovrebbe spingere a qualche riflessione storica, etica e non politica.
I partigiani rossi del film Porzûs (1997)
A Sant'Agata dei Goti il comune ha aderito in pompa magna all'Anagrafe Nazionale Antifascista, ossia una comunità virtuale di valori, aperta a tutti coloro che si riconoscono nei principi enunciati dalla “Carta Di Stazzema”. La Carta si basa sui diritti inalienabili che ogni essere umano possiede, senza distinzione per ragioni di pensiero, razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica, origine nazionale o sociale.
Paradossalmente, queste parole sembrerebbero adatte alla pacificazione e alla chiusura di un capitolo amaro della storia d'Italia. In realtà queste belle parole non sono dirette a tutt*, ma solo a qualcun*, solo ad una parte, quella sedicente che si etichetta giusta e senza macchia, arrogandosi il diritto di parola e di agibilità politica, in barba ai lavori dello storico antifascista Gianpaolo Pansa.
Pansa fu uno dei primi giornalisti di sinistra a riconoscere, negli anni di piombo, che le Brigate Rosse erano davvero rosse e fu, soprattutto, l'unico storico antifascista che osò mettere in cattiva luce i dogmi della Resistenza con una serie di lavori, imparziali e agghiaccianti, sul Sangue dei vinti e sulle atroci violenze ai danni di Donne e bambini innocenti.
Sia chiaro che la guerra si combatte tra militari armati che devono rispettare il diritto bellico, che identifica l'insieme delle norme giuridiche – sia a livello nazionale sia internazionale – che disciplinano la condotta delle parti in una guerra. Ci sono regole che limitano e regolamentano i cosiddetti "mezzi e metodi di guerra", cioè le armi e le procedure per il loro impiego. I militari che infrangono le leggi di guerra perdono le protezioni accordate dalle norme stesse, figuriamoci le vili azioni di bande armate non riconosciute, ma tenute nascoste per anni dal sistema, a causa della loro violenza sommaria e arbitraria, scomoda, nonché vergognosamente cruenta e sanguinaria, anche a guerra finita.
Il triangolo della morte (1943-1949)
Il consigliere Angelo Lignelli ha rimarcato la necessità di dividere, a settantacinque anni di distanza, la popolazione in buoni e cattivi. Secondo il militante dei Giovani Demokratici da una parte ci sono la civiltà, il progresso, la difesa dei diritti di tutti ed il futuro, mentre dall’altra ci sono l’odio, la violenza, la discriminazione ed il razzismo. Nella nota diffusa a mezzo stampa ribadisce che:
Noi, come cittadini, siamo chiamati a fare una scelta che è quella dei valori che appartengono alla dimensione democratica e cosa è l’antifascismo se non una battaglia di civiltà in difesa di questi valori?
Ecco, la domanda retorica del neopartygiano aranciofuxia, rivolta solo ai maschietti, trova la risposta in un'attenta analisi storica, scevra da condizionamenti ideologici o interessi politici.
La contrapposizione buoni/cattivi ostacola il definitivo superamento delle divisioni e mette all'angolo la profonda misericordia della Chiesa Cattolica, tutt'ora la religione ufficiale del nostro Stato per opera dei Patti Lateranensi, sottoscritti l'11 febbraio 1929 fra la Santa Sede e l'Italia Fascista.
Infine, lanciamo da queste colonne digitali, un appello all'Unione dei Comuni Caudini affinché si possa aprire un tavolo di confronto per studiare la storia in tutte le sue sfaccettature e superare quasi un secolo di divisioni e mancanze. Noi siamo pronti a mettere in discussione tutti gli aspetti di quella guerra civile, senza dogmi inviolabili e partigianerie varie. Vogliamo tendere una mano alle avversarie e agli avversari e guardare al futuro, rispettando tutte le anime Cadute, senza morti di seria A e morti di serie C.
Ripudiamo tutte le forme di violenza, razzismo, classismo e intolleranza. Non puntiamo a giustificare i crimini di guerra, ma pretendiamo un sano e costruttivo scontro culturale, fatto di rispetto reciproco e di assunzione di responsabilità, senza secondi fini, per poter costruire, finalmente, la pacificazione nazionale ed essere esempio per tutti coloro che, invece, continuano a voler dividere il Popolo.
La Giustizia è un dovere di tutte e tutti, per tutte e tutti.
L'infamia, no.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
La Redazione de Lo Schiaffo 321
per contatti e scambi di idee:
caudiumpatrianostra@gmail.com
In copertina "I grandi killer della liberazione" di Gianfranco Stella.
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