MORALITA'
Ritorno degli ideali e della Moralità
Ogni forma di società e di organizzazione sociale si basa su
ideali. Il primo è quello della condivisione e quindi della solidarietà in
mancanza del quale ogni individuo affronterebbe in solitudine e non in comunità
la vita e le sue difficoltà.
Quindi, è evidente che ogni forma di governo debba
porsi come fine il benessere del popolo e che l’esistenza di qualsiasi forma di
governo, sia esso una monarchia, una democrazia o una dittatura, è legata
all’esistenza del Popolo e non viceversa!
Sin dai più remoti gruppi sociali si
sono avuti rappresentanti del potere civile e di quello religioso. In alcune
forme di governo essi erano rappresentati dalla stessa persona, ma comunque
entrambi erano necessari per guidare il Popolo. Il potere religioso
contribuisce al mantenimento della coesione sociale, abitua il popolo a
considerarsi subalterno e a riconoscere l’esistenza di una entità superiore
alla quale essere devoti, da cui trarre
forza e speranza nei momenti difficili. L’indispensabilità della coesistenza di
questi due poteri risultò chiara anche ai tempi dell’Impero Romano, quando il
potere civile capì che il Paganesimo non era più la religione maggioritaria tre
i romani. Roma capì che combattere il Cristianesimo avrebbe portato ad un
indebolimento della coesione sociale e quindi si convertì egli stessa, tramite
l’imperatore!
Così fu per ogni forza che raggiunse il potere. La scomunica che
il Papa poteva infliggere anche a sovrani e imperatori gli dava la possibilità
di allentare il legame tra il popolo e il suo governante o di consacrarlo
mediante l’incoronazione!
Un governante timorato di Dio riconosceva un potere
più forte del suo a cui dare conto e imponeva un limite al desiderio di potenza
di ogni uomo, allo stesso modo ad un suddito timorato di Dio risultava più
consueto riconoscere la sua subalternità ad un potere e la sua collocazione
nella società. Nella odierna società occidentale è venuto meno il timore di Dio
tanto nel Popolo, quanto nei suoi rappresentanti temporali e spirituali.
Un
politico che non teme il giudizio morale di Dio non ha più la consapevolezza
del limite del suo potere, della qualità morale della classe di cui fa parte,
non ha più freni inibitori. Questo è il preludio della decadenza della società,
la distribuzione sbilanciata della ricchezza produce l’allentamento della
coesione sociale. Il risultato di queste problematiche è il diffuso malcontento
della popolazione che porta la massa ad un bivio: la rivoluzione civile,
animata dal recupero degli ideali e da un ritorno alla Moralità oppure la
rivoluzione violenta accompagnata solo dall’odio. In questo caso si potrà sostituire la classe dirigente, ma non si guarirà il sistema,
oramai inadeguato a governare il mondo.
Scritto da Ugolino del Trentuno, già Airolano Medio
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