domenica 2 luglio 2017

Mario Tuti per il quarantennale di Campo Hobbit


Hobbit 40. Tuti racconta: i miei campi Hobbit vissuti nelle carceri speciali
Il contributo telefonico di Mario Tuti per il quarantennale di Campo Hobbit

Intanto voglio ringraziare Marina per questa splendida opportunità. D’altronde buon sangue non mente! Suo zio, l’on. Simeone, fu l’unico parlamentare, insieme a Staiti di Cuddia, che mi era venuto a trovare in carcere, e mi difese anche in alcuni degli ultimi processi.



Comunque, ritrovarci qui, trovarmi qui anche se solo per telefono, non è, credo, nostalgismo di reduci, ma voglia di dare ancora voce e testimonianza dei ragazzi che fummo, dei ragazzi di allora che non ci sono più e di quelli che sarebbe stato meglio non ci fossero mai stati, né allora né ora…

In quella tarda primavera del '77, a Porto Azzurro, quando già Radio carcere dava inquietanti notizie di nuove strutture per il carcere duro, confesso che la storia del Campo Hobbit passò quasi in sordina, anche se c’erano già stati fenomeni, come la cacciata di Lama dall’Università, che facevano pensare ad un nuovo ‘68, e cominciavano ad apparire, anche nel nostro ambiente, nuove forme di militanza e azione politica, con l’emergere delle tendenze della Nuova Destra e di quella prima “Autonomia Nera”. Con una necessaria quanto spregiudicata presa di distanza dalle vecchie ritualità del passato e da certi protagonisti della scena politica “nera” (in primis Almirante, criticato sia per il suo ruolo sbirresco a Valle Giulia che per i suoi proclami a favore della pena di morte per i terroristi, i suoi applausi ai carabinieri e le sue sciacallesche presenze ai funerali dei camerati uccisi).

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