ONOR DEL MENTO
La moda della barba è arrivata da qualche anno anche in
Valle Caudina. In ogni centro di Caudium ci sono barbisti convinti e
appassionati. L’esplosione dell’ incolta peluria è accompagnata dalla
raffinatezza nel taglio di capelli e dalle sfumature millimetriche.
Lo Schiaffo
321 ha intervistato un barbiere caudino di talento, Francesco Lengua, che ha descritto
il mondo delle barbe.
Buona lettura.
d- Le mode vanno e vengono, questo è palese. Come nasce la
moda maschile della barba?
r- La virilità della barba appartiene a moltissime culture e
l’espressione tipica, Onor del mento, risale a tantissimi anni fa. La
diffusione della barba non ha un periodo storico dato che è sempre esistita e
la sua diffusione variava da cultura a cultura fino al giorno d'oggi.
d- A che stile si ispira questa tendenza diffusissima?
r- Cari amici de Lo Schiaffo 321, vi posso dire che la barba è diventata un’istituzione
grazie alla rispolverata fatta nei magnifici anni 40. Gli hipster erano ragazzi
bianchi che appartenevano alla classe media ed emulavano lo stile di vita
estremo dei jazzisti afroamericani. Quindi a tutti coloro che indossano la
barba è bene far sapere che stiamo parlando di moda hipster.
d- Quali sono i consigli del mestiere per tenerla in ordine
e curarla?
r- Per avere una barba sempre al top bisogna affidarsi nelle
mani di un professionista per dare le giuste graduazioni e per la scelta del
prodotto più adatto.
d- Perché tutti quelli che non hanno la barba vorrebbero che
chi, invece, la porta dovrebbe tagliarsela?
r- Purtroppo, ancora oggi, questo fenomeno è amato e odiato allo
stesso tempo. Chi di voi non ha mai sentito fare battute del tipo: “sembri Bin
Laden o Padre Pio” oppure “ma che vai facendo con questa cosa in faccia”.
Posso
solo dirvi che la maggior parte di quelli la giudicavano male, quando la portavo io, erano poco o per nulla barbuti. Lascio pensare a voi il motivo di tanta ostilità verso la
barba.
d- Le donne come vedono questa rivoluzione incolta?
r- Per quanto riguarda il gentil sesso, loro amano gli uomini più
intriganti. Penso che alla donne non dispiaccia qualche pelo in più, che nasconde la personalità e rende l'uomo più misterioso ed attraente.
d- Nel 2015, tra sfumature e forbici affilate, come si
evolve questo antico mestiere?
r- La nascita di questa moda sta dando
più risalto a questo antico mestiere nel nuovo millennio. Non a caso la crescita dei cosiddetti
barber shop ha avuto un incremento elevato negli ultimi anni.
d- Raccontaci un episodio “storico e goliardico” legato ai
barbuti del terzo millennio…
r- Lavorando in questo settore ed avendo toccato tantissime
barbe ho avuto molte richieste assurde. Grazie alla mia ispirazione sono
riuscito a creare dei veri e propri capolavori a volte anche un bel po’ bizzarri.
d- Il tuo sogno nel cassetto, chiuso tra pettini e
brillantina rigorosamente anni 30?
r- Il mio sogno è avere un salone in un
quartiere londinese che vada a rievocare gli anni 40 tra musica jazz dal vivo e
ambientazioni tipiche dell'epoca.
d- Infine, saluti, consigli, critiche, forbiciate e
schiaffi. A te carta bianca…
r- Chiudo quest'intervista col dirvi: VIVA LA BARBA!
Hipster, l'origine del termine
L'etimologia del termine è discussa. Si fa risalire a hop,
un termine gergale per oppio, oppure alla parola wolof hip, che significa
vedere o hipi, che significa aprire gli occhi.
L'introduzione dei termini hep e hip nella lingua inglese è
di origine incerta e sono state proposte numerose teorie. In origine, i
jazzisti utilizzavano hep come termine generico per descrivere gli appassionati
di jazz. Essi e i loro fan venivano definiti hepcats. Alla fine degli anni
trenta, con la nascita dello swing, hip sostituì il termine hep. Il clarinettista
Artie Shaw descrisse il cantante Bing Crosby come «il primo bianco hip nato
negli Stati Uniti»
Attorno al 1940, fu coniata la parola hipster, che sostituì
il termine hepcat e indicava gli appassionati di bebop e hot jazz, che
desideravano distinguersi dai fan dello swing, che alla fine degli anni
quaranta cominciava a essere considerato fuori moda ed era stato svilito da
musicisti commerciali come Lawrence Welk e Guy Lombardo.
Secondo dopoguerra
La sottocultura hipster si ampliò rapidamente, assumendo
nuove forme dopo la seconda guerra mondiale, quando al movimento si associò una
fiorente scena letteraria. Jack Kerouac descrisse gli hipster degli anni
quaranta come anime erranti portatrici di una speciale spiritualità.
Fu però
Norman Mailer a dare una definizione precisa del movimento. In un saggio
intitolato Il bianco negro (1967), Mailer descrisse gli hipster come
esistenzialisti statunitensi, che vivevano la loro vita circondati dalla morte
- annientati dalla guerra atomica o strangolati dal conformismo sociale - e che
decidevano di «divorziare dalla società, vivere senza radici e intraprendere un
misterioso viaggio negli eversivi imperativi dell'io».
Frank Tirro, nel suo libro Jazz: a History (1977), definisce
in questo modo gli hipster degli anni quaranta:
« Per l'hipster, Charlie Parker era il modello di
riferimento. L'hipster è un uomo sotterraneo, è durante la seconda guerra
mondiale ciò che il dadaismo è stato per la prima. È amorale, anarchico,
gentile e civilizzato al punto da essere decadente. Si trova sempre dieci passi
avanti rispetto agli altri grazie alla sua coscienza. Conosce l'ipocrisia della
burocrazia e l'odio implicito nelle religioni, quindi che valori gli restano a
parte attraversare l'esistenza evitando il dolore, controllando le emozioni e
mostrandosi cool? Egli cerca qualcosa che trascenda tutte queste sciocchezze e
la trova nel jazz.»
Anni 2010
Con l'avvento degli anni 2010 si è avuta una nuova ondata
hipster, tanto che si è addirittura arrivati a parlare di "Generazione
Hipster".
tratto da Wikipedia.
Nessun commento:
Posta un commento