CON LA PALESTINA
Tra le tante “giornate mondiali per la solidarietà” è quella
per il Popolo Palestinese che viene tristemente censurata dall’informazione del $istema. La giornata indetta dalle Nazioni Unite per ricordare la Risoluzione
sulla Partizione è un appuntamento importante per informare i “distratti”, anche in Valle Caudina.
Esattamente tre anni fa la Palestina entrò a far parte delle
Nazioni Unite, come stato osservatore, gemello della Città del Vaticano. Tale
risoluzione permette alla Palestina di
partecipare alle discussioni presso il palazzo di vetro, nonché chiedere di
aderire ad altre agenzie specializzate delle Nazioni Unite. Grazie ai 138
voti favorevoli, tra cui l’Italia, la Palestina finalmente si avvicinò al suo
riconoscimento come Stato libero e indipendente, almeno sulla carta.
Nella
pratica, purtroppo, la tarantella Palestinese è restata amaramente irrisolta ed
è addirittura peggiorata. L’Entità Sionista se ne frega di tutte le risoluzioni
diplomatiche e continua a portare avanti il concetto di Palestina terra nullius,
ossia terra di nessuno. L’espressione viene usata in diritto internazionale per
descrivere un territorio che non è mai stato sottoposto alla sovranità di
alcuno Stato, oppure sul quale qualsiasi precedente Stato sovrano abbia
espressamente o implicitamente rinunciato alla sovranità. La sovranità di tale
territorio può essere ottenuta mediante occupazione, sebbene in alcuni casi ciò
possa configurarsi come violazione di leggi o trattati internazionali. In poche
parole la nascita dell’Entità Sionista è stata legittimata da questo concetto
che non appare logico.
La radice del male nel Vicino Oriente è proprio in questa
occupazione “occidentale” nella terra araba che ha devastato l’indifeso popolo
Palestinese ed inasprito l’odio degli arabi verso i Sionisti, che ben 40 anni
prima della seconda guerra mondiale avevano messo le mani su questo fazzoletto
di terra. Prima questa regione era sotto l’Impero Ottomano, per poi passare,
dopo la Prima Guerra mondiale, nelle grinfie della Gran Bretagna che l’ha “dovuta”
lasciare agli israeliani dopo accesi contrasti a suon di attentati, scontri e
provocazioni.
Il 2 novembre 1917 Arthur Balfour, ministro degli esteri inglese, scrisse una lettera a Lord Rothschild, il principale esponente della comunità ebraica inglese, nonché punta di diamante del movimento sionista, con la
quale il governo britannico affermava di essere favorevole alla creazione di
un focolaio ebraico in Palestina, in vista della colonizzazione ebraica del suo
territorio. Quindi la storiella del risarcimento morale dopo la Seconda Guerra mondiale al popolo ebraico non regge, anzi sono tanti gli ebrei contrari a questo piano di occupazione territoriale.
Nel 1947, l’Assemblea Generale dell'ONU adottò la famosa risoluzione
181, che stabiliva la creazione in Palestina di uno “Stato ebraico” e uno
“Stato arabo”, con Gerusalemme neutra e sottoposta a un regime internazionale
speciale. Da allora Israele è nato ufficialmente, ma praticamente la Palestina è
restata un’utopia pura. L’ingiustizia è palese e la passività del mondo è vergognosa.
I territori Palestinesi sono stati ridimensionati ulteriormente dopo la guerra
dei sei giorni del 1967. Il conflitto tra Israele e la coalizione araba formata
dalla Repubblica Araba Unita, dall’Iraq, dalla Giordania e dalla Siria fu
risolto in neanche una settimana.
Da quei giorni la situazione è precipitata e i profughi
Palestinesi sono stati “invitati gentilmente” ad espatriare, fenomeno che
continua fino ad ora.
La pace è lontana dalla Terra Santa, luogo sacro per le tre religioni monoteiste, cioè Ebraismo, Cattolicesimo e Islam. La Palestina ha risposto ai soprusi nel 1987 con la prima Intifada, un sussulto violento per difendere i diritti del Popolo, con metodi non convenzionali. La seconda Intifada arrivò nel 2000 e la terza, o presunta tale, è esplosa l'estate scorsa.
Proprio durante la terza Intifada da
Caudium venne lanciato un messaggio chiaro e controcorrente: Palestina libera!
Riportiamo il comunicato diffuso ad Agosto del 2014:
La
Comunità Militante Caudina 321 rompe il silenzio della Valle sul vergognoso
genocidio subito dal Popolo Palestinese che sta insanguinando il Vicino Oriente
in queste settimane. Sulle cancellate della Villa Comunale, a Cervinara, la
Cmc321 ha esposto uno striscione: “Palestina Libera”, con tanto di bandiera
dello Stato di Palestina.
“La nostra azione è mirata alla sensibilizzazione e
all’informazione sul genocidio che l’entità sionista- si legge nella nota
diffusa- sta portando a termine nei confronti di un’intera popolazione, in
larga parte inerme, visto che lo Stato di Palestina non ha un esercito regolare
per difendersi. Le statistiche ufficiali parlano di migliaia di vittime tra i
civili e di intere aree devastate senza pietà”.
Il conflitto ha radici profonde e complesse, ma i militanti
caudini hanno un punto di vista fermo e deciso: “Non possiamo starcene zitti di
fronte a questa carneficina. Ripudiamo, da sempre, l’antisemitismo senza mezzi
termini. Tuttavia, il vero nemico della pace ha un solo nome: Sionismo, ossia
quel movimento nato ad inizio del secolo, laico e variegato, che ha voluto a
tutti i costi tornare nella Terra Promessa e l’ha occupata di fatto con il
beneplacito dei tutte le grandi potenze capitaliste e comuniste”.
La Cmc321 tramite il nuovo direttivo afferma che:
“l’informazione libera è l’unica possibilità che gli Europei hanno per dire
basta a questo fiume di sangue innocente. Migliaia di bambini e di donne stanno
pagando con la vita e addirittura si cerca di incolpare solo Hamas per
giustificare la pioggia di morte. Le stragi di Gaza hanno una matrice legata
agli interessi verso le vitali riserve energetiche di gas e petrolio. Il
rapimento e la morte dei tre giovani israeliti è un tragico casus belli. Hamas
non è solo un movimento di resistenza armato, bensì è prima di tutto
un’organizzazione sociale e politica che sviluppa una efficace rete
assistenziale per offrire aiuto ai più bisognosi. Gestisce l’istruzione
scolastica ai bambini, fornisce un’assistenza sanitaria gratuita e offre aiuto
economico alle famiglie che hanno avuto le case abbattute dalle ruspe
israeliane per poterle ricostruire.
L’Italia è la prima fornitrice di armi con oltre il 41% tra tutti gli armamenti esportati dall’Europa in Israele e ha importato, negli ultimi due anni da Tel Aviv, armi pari a un valore di 50,7 milioni di Euro, nonostante l’articolo 11 della Costituzione. Ricordiamo che la Repubblica Italiana ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
L’Italia è la prima fornitrice di armi con oltre il 41% tra tutti gli armamenti esportati dall’Europa in Israele e ha importato, negli ultimi due anni da Tel Aviv, armi pari a un valore di 50,7 milioni di Euro, nonostante l’articolo 11 della Costituzione. Ricordiamo che la Repubblica Italiana ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
“Dalla Valle Caudina – si legge in chiusura della nota
diffusa dal Direttivo- lanciamo un appello a chi dovrebbe difendere i diritti
umani, senza perder tempo. In Palestina si è superato qualsiasi limite di
decenza. Un esercito che prima di bombardare avvisa le vittime dei
bombardamenti con una telefonata o un messaggio non conosce il significato del
concetto di umanità”.
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