CAMERATISMO
Il Cameratismo ha bisogno anche della confidenza, della
reciproca fiducia , di simpatia, di gioia, di spirito di gruppo e, soprattutto,
di non prendersi troppo sul serio. Il nostro Cameratismo in un mondo che
cambiava di giorno in giorno più violento sottosopra ci è sembrato un punto
fermo un approdo sicuro forse l’unico che c’è rimasto.
E poi ci ha regalato
delle gioie, dei momenti indimenticabili, che non ritroveremo forse più.
Vivi.
Scanzonati. Liberi.
Il mio paese mi fa male per le sue vie affollate, per i
suoi ragazzi gettati sotto gli artigli delle aquile insanguinate, per i suoi
soldati combattenti in vane sconfitte e per il cielo di giugno sotto il sole
bruciante.
Il mio paese mi fa male in questi empi anni, per i giuramenti non
mantenuti, per il suo abbandono e per il destino, e per il grave fardello che
grava i suoi passi.
Il mio paese mi fa male per i suoi doppi giochi, per
l’oceano aperto ai neri vascelli carichi, per i suoi marinai morti per placare
gli dei, per i suoi legnami troncati da una forbice troppo lieve.
Il mio paese
mi fa male per tutti i suoi esilii, per le sue prigioni troppo piene, per i
suoi giovani morti, per i suoi prigionieri ammassati dietro il filo spinato, e
tutti quelli che sono lontani e dispersi.
Il mio paese mi fa male con le sue
città in fiamme, male contro i nemici e male con gli alleati, il mio paese mi
fa male con tutta la sua giovinezza sotto bandiere straniere, gettata ai
quattro venti, perdendo il suo giovane sangue in rispetto al giuramento tradito
di coloro che lo avevano fatto.
Il mio paese mi fa male con le sue fosse
scavate, con i suoi fucili puntati alle reni dei fratelli, e per coloro che
contano fra le dita spregevoli, il prezzo dei rinnegati piuttosto che una più
equa ricompensa.
Il mio paese mi fa male per la sua falsità da schiavi, con i
suoi carnefici di ieri e con quelli di oggi mi fa male col sangue che scorre, il
mio paese mi fa male.
Quando riuscirà a guarire?
Scritto da Roberto Brasillach
PER APPROFONDIRE
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