FORCHE CAUDINE
La seconda guerra sannitica cominciò, senza un pretesto, una
quindicina di anni dopo, nel 327. I Romani, giunti con la precedente alle
soglie di Napoli, la capitale delle colonie greche, vi misero gli occhi addosso
e rimasero incantati delle sue lunghe mura elleniche, delle sue palestre, dei
suoi teatri, dei suoi commerci, della sua vivacità. E un bel giorno
l'occuparono.
I Sanniti, sia quelli del piano, sia quelli della montagna,
capirono che, a lasciarla fare, quella gente avrebbe divorato tutta l'Italia,
conclusero pace fra loro e attaccarono alle spalle le legione spintesi così
lontano nel Sud. Dapprima il loro esercito, più di guerriglieri che di soldati,
fu battuto; ma poi, conoscendo il terreno meglio dei romani, li attrassero
nelle gole di Caudio presso Benevento e ce li strangolarono. Dopo ripetuti e
inutili tentativi di sottrarsi alla morsa i due consoli dovettero capitolare e
subire l'umiliazione di passare sotto il giogo della lance sannite: furono
queste le famose "forche caudine"(321 a.C.).
Roma, come al solito, incassò lo schiaffo, ma non chiese
pace. Facendo tesoro dell'esperienza, riordinò le legionì in modo da non
esporle più a simili disavventure e da renderle di più facile e svelto
maneggio. Poi, nel 316, riprese la lotta. Ancora una volta si trovò di fronte
al pericolo, quando gli etruschi a nord e gli ernici a sud-est cercarono di
coglierla alla sprovvista. Li batté separatamente. Poi rivolse tutte le sue
forze contro gl'isolati sanniti, nel 305 espugnò la loro capitale Boviano, e
per la prima volta le sue legioni, traversato l'Appennino, raggiunsero la costa
adriatica delle Puglie.
Scritto da Indro Montanelli
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