ITALIA PROLETARIA
Nasce "Italia Proletaria"un nuovo laboratorio e Lo Schiaffo 321 ospita la presentazione di questo progetto politico controcorrente. La voce dei
Socialisti Nazionali che sceglie anche la rete per diffondere le proprie idee.
La dichiarazione ufficiale di apertura del foglio virtuale è chiara: Il
laboratorio “Italia Proletaria” basa la sua azione sul ripudio della Violenza e
del Razzismo etnico, antropologico, religioso e sociale. La sua attività è di
natura politica, tecnica e formativa, ed è svolta all’insegna del Rispetto
della Dignità Umana, e persegue l’esclusivo benessere della Comunità Nazionale
Italiana. Fatta questa doverosa premessa la domanda sorge spontanea. Chi
sono i cervelli di Italia Proletaria?
Un manipolo di uomini liberi che fieramente si definiscono
Socialisti Nazionali ha deciso di dar vita ad un nuovo laboratorio di idee e di
prassi politiche, e di diventare la voce di quell’Italia Proletaria che nei
secoli scorsi ha dato prova di vitalità e di fiero attaccamento alla Patria. E’
infatti tornato il momento di definirsi Proletari e di aggiornarne l’accezione
in base alla condizione di schiavitù totale in cui è vessata la Comunità
Nazionale Italica. Come indicato nella prestigiosa Enciclopedia Treccani il
termine “proletariato” è sempre stato indicato come: “Genericamente, la massa
delle classi con redditi bassi o minimi, in contrapposizione alle minoranze
detentrici del potere economico. Il termine ebbe origine in età romana. Esso
indicava, nell’ambito della divisione della popolazione di Roma la classe
inferiore, che seguiva alle 5 classi di possidenti dell’ordinamento centuriato
attribuito dalla tradizione a Servio Tullio (6° sec. a.C.). Proletari erano i
cittadini della sesta classe, privi di beni materiali, possessori unicamente di
figli (proles), censiti per capo (capite censi) ed esclusi dal servizio
militare (sarà Mario nel corso delle guerre civili a dare per primo le armi ai
proletari).“
L’origine latina del termine Proletario (dal latino
proletarĭu(m), derivante da prōles prole, ossia “chi non possiede altri beni
oltre ai propri figli“), ha marchiato nei secoli l’utilizzo di tale
terminologia facendo attenuare lentamente nel fiume della storia la sua origine
classica. Furono poi Engels e Marx a dare centralità al termine Proletario, pur
con delle finalità e delle teorizzazioni che il tempo ha poi dimostrato essere
errate, e soprattutto mal applicate dai successivi epigoni. Marx, peraltro
giustamente, individuò nel proletariato una delle perniciose discrasie della
società capitalista che andava formandosi nel XIX secolo; classi minoritarie e
Lumpenproletariat sfruttati e ridotti a ranghi di larve sociali.
All’interno di
un processo di industrializzazione pesante che necessitava di tutele, il
Capitalismo (specie quello anglosassone) negava nella sua natura liberale e
calvinista qualsiasi dignità al lavoratore. L’errore primigenio di Marx fu
proprio quello di non focalizzarsi su una Lotta di Classe tesa a non lasciare i
Mezzi di Produzione in mano alle Oligarchie, ma piuttosto di teorizzare una
Società senza Classi (quasi prevenendo il Mondo Nuovo di Huxley) e di
concentrarsi sulla teoria politica della Disintegrazione dello Stato classista.
Errore al quale i suoi epigoni non posero rimedio disinteressandosi dei mezzi
di produzione ma piuttosto concentrandosi sull’efficacia
dell’industrializzazione a livello statalista, che, se da una parte si poneva
in netto contrasto con il capitalismo, dall’altra poneva altri problemi di
natura “humana”.
Sarà invece il Sindacalismo Rivoluzionario di inizio XX
Secolo, con figure cardini come Sorel e Corridoni, a riportare la “Lotta” su un
piano Comunitario e Nazionale, per tracciare un solco che verrà percorso nei
primi decenni del secolo medesimo. Il cammino dei successivi tre decenni,
seppur tra ampie difficoltà era tracciato, anche se soltanto nel 1944, la
Dottrina Economica della Socializzazione trovò in Italia la sua applicazione,
mostrandosi in maniera del tutto innovativa come prassi politica ed economica
di sicura difesa dei diritti dei lavoratori. Il Capitalismo Usuraio e il
Socialismo (Ir)Reale usciti vincitori dalla Seconda Guerra Mondiale, non solo
si spartiranno l’Europa nella logica di Yalta, ma si adopereranno
immediatamente per osteggiare fortemente tale dottrina che, ricordiamo,
teorizzava la necessità di dare al lavoratore la proprietà dei mezzi di
produzione ed al contempo di non farlo diventare un mero burattino in mano del
puparo capitalista, ossia la naturale evoluzione del Proletario in
Lavoratore/Produttore/Proprietario all’interno di una Comunità che non accetta
che sia il Capitale a manovrare lo Stato, ma bensì sia lo Stato a favorire la
circolazione del Capitale in funzione del benessere della Nazione. Quindi Lotta
di Classe per salvare la Nazione, specificando che per noi la “Classe” come
soggetto della trasformazione intermodale, non è da intendere come sola classe
operaia (oggi quasi del tutto scomparsa ed evolutasi in forza lavoro da
stoccaggio), ma tutto il proletariato in senso ampio, cioè quella parte di
popolo che come dote ha solo il proprio lavoro e la propria voglia di lottare
(sempre più flebilmente) per trasformare il lavoro in soggetto unico della
produzione di beni e servizi, e il capitale a mero strumento del miglioramento dell’intera
Comunità Nazionale. Dopo un dopoguerra totalmente egemonizzato economicamente e
militarmente dall’Occupante Atlantico e dove i Partiti postmarxisti che si sono
susseguiti si sono occupati delle “battaglie dei lavoratori” solo per meri fini
elettorali con un Eurocomunismo di vago sapore socialdemocratico, dopo i boom
economici degli anni 1960/1980, e soprattutto dopo le bolle speculative degli
anni 1990/2010, il termine ha lentamente ma inesorabilmente perso il suo
contenuto originario connotandosi perfino con un’accezione negativa all’interno
della società civile, tranne che in qualche sacca sindacalista e progressista,
interessata peraltro soltanto alle proprie tessere di sopravvivenza.
Adesso è arrivato il momento di riportare il termine al suo
senso primigenio, vista la situazione disastrata in cui verserà la Comunità
Italica nei prossimi anni. Questa sarà sola una delle battaglie che intendiamo
intraprendere, battaglie che avranno il fine di superare i vecchi schemi e le
vecchie dicotomie politiche destro/sinistre dove il Sistema ci ha recintato da
diversi decenni, e riportare l’alveo del dibattito politico verso quella
Sovranità Nazionale e Popolare che ormai è soltanto un lontano ricordo
nell’Italia del 2015. Non ci interessa pubblicare sterili e finti slogan
“sovranisti” o “rivoluzionari” salvo poi essere i bardotti di qualche partito
di destra liberale o di sinistra socialdemocratica. Nostra intenzione è
“tornare a fare politica“. Ma non la politica dei talk show dove improvvisati e
imbarazzanti politici in felpa o in giacca e cravatta, ci tediano tutti i
giorni con i loro belati.
Vogliamo creare un CONTENITORE ATTIVO dove si ritorni
a parlare concretamente di Politica Nazionale, di Politiche Territoriali e di
tutti quegli ambiti tecnici che influiscono in maniera tangibile sull’esistenza
dei cittadini italiani, con uno scopo primario: il Futuro della Patria.
Non agiremo illegalmente ma nemmeno saremo “politicamente
corretti”, perché non è nel nostro Dna, perchè non abbiamo da compiacere
nessuno contenitore elettorale, ed in special modo, perché il Sistema-Regime
che ci governa è tutt’altro che compiacente nei nostri confronti. Perché mai
dovremmo esserlo noi ? Il nostro non sarà un quotidiano, un settimanale o un
mensile, e non sarà una testata giornalistica di cui ormai l’etere è pieno.
Il
nostro sarà un “Laboratorio/Contenitore di idee” che vedrà la sua naturale
evoluzione ogni qualvolta sarà necessario, ed ogni qualvolta ci sarà una voce
libera che vorrà avere un microfono per poter esprimere la propria opinione.
Ci piace ricordare in questa sede quei “laboratori eretici”
che furono splendido esempio di vigore politico e ricerca di sinergie
trasversali all’epoca impensabili; come non tornare con la mente a Il Pensiero
Nazionale di Stanis Ruinas, a Italia e Popolo di Oreste Ghinelli, a TabulaRasa
di Antonio Carli, e soprattutto a La Prima Fiamma, l’organo del Raggruppamento
Sociale Repubblicano di Giorgio Pini, un assoluto punto di riferimento per noi.
Questi laboratori rappresentarono una fucina di eresie con idee che ancora oggi
primeggiano all’interno di un triste panorama intellettuale e di un posizionamento
strategico fintamente antagonista che non si discosta minimamente dalla solita
contrapposizione elettorale Socialdemocratici / LiberalConservatori che tanto
piace ai padroni occupanti.
La collaborazione a questo contenitore sarà aperta a
chiunque intenda portare il proprio mattone ad un laboratorio che intende
essere immodestamente massima espressione delle menti libere di questa
martoriata patria. Ovviamente, essendo definito in maniera esplicita “La Voce
dei Socialisti Nazionali“, saranno affrontate le tematiche care alla dottrina
del Socialismo Nazionale e sarà nostro intento coinvolgere quanti più
collaboratori e “uditori” per diffondere le idee programmatiche e sviluppare i
teoremi di quello che per noi è il punto cardine per il futuro della Patria: il
Socialismo Nazionale.
Saremo altresì pronti anche ad ospitare dibattiti e
polemiche con chi si vorrà confrontare con noi, sempre nell’alveo
dell’educazione ma con ferma asprezza politica, necessaria in questa epoca di
vacuità.
Sarà il tempo e il contributo di chi ci seguirà a darci la
via maestra per fare in modo che l’Italia proletaria del XXI Secolo, ossia
quella Comunità Nazionale Italica che ancora crede nelle proprie idee e nei
propri mezzi oggi vessata dal Capitalismo tecnocratico e usuraio, possa
risorgere ed ergersi per la ricostruzione di uno Stato Nazionale del Lavoro,
che sia “Sovrano, Popolare e Padrone del suo Destino“.
Noi non abbiamo intenzione di arrenderci.
Scritto dai Socialisti Nazionali
Nessun commento:
Posta un commento