giovedì 20 agosto 2015

MEMORIA STORICA



CONFETTI LIBERATORI

Il 20 agosto di 72 anni fa, la città di Benevento venne bombardata dalle forze "alleate" angloamericane, che ne deturparono non soltanto l'immagine materiale ma sopratutto quella storica. Molti manufatti di rilevanza storica infatti furono gravemente danneggiati dai "confetti liberatori", come il Duomo e il centro storico che furono ricostruiti soltanto in seguito. 



Le bombe non lasciarono scampo nemmeno alla stazione Appia, rendendo di fatto inagibili i trasporti su rotaia. I bombardamenti si protrassero fino al 2 ottobre '43, lasciando dietro di loro oltre duemila morti e immensi danni patrimoniali e culturali. In quell'ottica guerrafondaia che purtroppo molti ancora oggi si accingono a chiamare "guerra di Liberazione", molte furono le vittime innocenti sacrificate sull'altare di un contesto storico e sociale che nel corso della storia ha dato importanza solo a vincitori che nel loro modo di agire certamente niente hanno a che spartire con il sacrosanto gli indiscutibili ideali di libertà e uguaglianza sociale, garantiti tra l'altro anche dalla nostra carta costituzionale che tra l'altro ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie. 

A Benevento in quei giorni tragici non ci furono vincitori o vinti perché in quei giorni tragici di violenza e morte, l'ipocrisia e l'anaffettività prevalse nell'animo di coloro che in nome dell'interesse preferirono sostituire il loro sentimento di umanità con quello dell'affare e della menzogna. 
Arrivare ad una memoria di indignazione condivisa per quanto riguarda quei tragici giorni è servile a coloro che seguendo il valore coscienzioso della sacralità della vita, riescano a mettere da parte ogni pensiero politico inerente allo stare dalla parte "giusta o sbagliata", facendo si che nell'animo della collettività sociale, si sviluppi quel sentimento comune di indignazione, di fronte a qualunque di queste barbarie. 

La speranza è che nessuno in futuro, né a Benevento e né altrove, possa in alcun modo avocare a la barbarie della guerra per andare o fingere di andare incontro a sentimenti di libertà, perché la storia insegna che qualunque popolo è libero soltanto nel momento in cui gli è garantita il diritto di darsi una propria sovranità.

scritto da Antonio Barbieri

Nessun commento:

Posta un commento