CONFETTI LIBERATORI
Il 20 agosto di 72 anni fa, la città di Benevento venne
bombardata dalle forze "alleate" angloamericane, che ne deturparono
non soltanto l'immagine materiale ma sopratutto quella storica. Molti manufatti
di rilevanza storica infatti furono gravemente danneggiati dai "confetti
liberatori", come il Duomo e il centro storico che furono ricostruiti
soltanto in seguito.
Le bombe non lasciarono scampo nemmeno alla stazione
Appia, rendendo di fatto inagibili i trasporti su rotaia. I bombardamenti si
protrassero fino al 2 ottobre '43, lasciando dietro di loro oltre duemila morti
e immensi danni patrimoniali e culturali. In quell'ottica guerrafondaia che
purtroppo molti ancora oggi si accingono a chiamare "guerra di Liberazione",
molte furono le vittime innocenti sacrificate sull'altare di un contesto
storico e sociale che nel corso della storia ha dato importanza solo a
vincitori che nel loro modo di agire certamente niente hanno a che spartire con
il sacrosanto gli indiscutibili ideali di libertà e uguaglianza sociale,
garantiti tra l'altro anche dalla nostra carta costituzionale che tra l'altro
ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie.
A Benevento in
quei giorni tragici non ci furono vincitori o vinti perché in quei giorni
tragici di violenza e morte, l'ipocrisia e l'anaffettività prevalse nell'animo
di coloro che in nome dell'interesse preferirono sostituire il loro sentimento
di umanità con quello dell'affare e della menzogna.
Arrivare ad una memoria di
indignazione condivisa per quanto riguarda quei tragici giorni è servile a
coloro che seguendo il valore coscienzioso della sacralità della vita, riescano
a mettere da parte ogni pensiero politico inerente allo stare dalla parte
"giusta o sbagliata", facendo si che nell'animo della collettività
sociale, si sviluppi quel sentimento comune di indignazione, di fronte a
qualunque di queste barbarie.
La speranza è che nessuno in futuro, né a
Benevento e né altrove, possa in alcun modo avocare a la barbarie della guerra
per andare o fingere di andare incontro a sentimenti di libertà, perché la
storia insegna che qualunque popolo è libero soltanto nel momento in cui gli è
garantita il diritto di darsi una propria sovranità.
scritto da Antonio Barbieri
Nessun commento:
Posta un commento