ATRIPALDA TRICOLORE
Lo Schiaffo 321 sostiene, senza se e senza ma, la causa
degli Ultras in Italia ed ovviamente in Valle Caudina. L’aggregazione, lo
spirito, lo stile, la genuinità e la goliardia caratterizzano un movimento controcorrente
e radicato anche dalle nostre parti. Apriamo il settore per le tifoserie
organizzate con l’intervista ad un esponente del gruppo Atripalda Tricolore. Loro
da anni volano ovunque al seguito della Nazionale di calcio, spinti da quella concezione
della vita che contraddistingue gli Ultras Italiani in ogni angolo del mondo.
Buona lettura e libertà per gli Ultras di tutti i colori!
d- L’Irpinia Ultras da qualche anno è al seguito della Nazionale
di calcio. La “pezza Tricolore” Atripalda viene appesa in giro per il mondo.
Come nasce quest’avventura?
r- La nostra avventura con il Tricolore inizia dagli Europei
in Portogallo nel 2004. Da lì in poi il nostro seguito è stato sempre più
costante, fino a diventare una vera e propria "missione", mirata a far
conoscere il nome del nostro paese in giro per il globo.
d- Il Movimento Ultras non si è mai innamorato della
Nazionale, a differenza del Regno Unito, dove tutte le varie Nazionali hanno un
seguito massiccio da tutte le città. Come mai c’è questa mancanza assurda?
r- In Italia, purtroppo, è sempre più difficile avere un
seguito massiccio per la Nazionale perché il campanilismo è troppo forte. In
passato abbiamo notato che gli altri tifosi europei, che seguono le rispettive
Nazionali, non parlano mai del proprio club e quindi vige un codice non scritto
che vieta di portare qualsiasi cosa appartenente alla squadra del cuore. Invece
noi da buon italiani preferiamo sfoggiare la passione per la propria compagine.
Io, da ex ultras dell’UeSse Avellino, viaggio sempre con ragazzi di Bari,
Angri, Napoli, Torre del Greco, Casarano, Cagliari ed altre città. Tutte tifoserie
al quanto nemiche a livello di club, ma noi riusciamo ad evitare qualsiasi
ragionamento che riguarda i club. Esiste un grandissimo rispetto e uno spirito
di aggregazione che ci permette di vivere ultras.
d- Ultras Italia e politica. Dopo le “tarantelle bulgare”
c’è stato un vistoso ridimensionamento del fenomeno. La militanza può unire, ma
anche dividere. Che aria tira sotto i Tricolori?
r- L’aria è buona e qualcosa si sta costruendo, ma dopo
Sofia 2008 qualcuno ha mollato. Per il resto quella trasferta ci ha fatto
capire che ne dobbiamo mangiare ancora di pane per arrivare ai livelli di altre
Nazionali! Noi, comunque, stiamo facendo molto bene adesso, anche a livello
numerico. Siamo pronti per la prossima trasferta in Azerbaijan. Dovremmo essere
in 30/40, un numero buono se si pensa che dista sei ore di volo e si trova in
Asia!
d- Il tifo all’Italiana è conosciuto in tutto il mondo per
il calore verso le rispettive città, ma per l’Italia c’è mai stato un sostegno degno
di tale nome? In passato qualcosa si è mosso? Come vedi il futuro del
movimento?
r- Il futuro lo vedo nero, perché in Italia la repressione
ha qualcosa di assurdo. Il Daspo, che per me è assolutamente anticostituzionale,
viene applicato per tutte le manifestazioni sportive d 'Europa. Noi ci rendiamo
conto di essere molto vessati e anche per fare entrare un Tricolore ci sono
controlli serrati. Al peggio non c'è mai fine. Dietro quei Tricolori, però, ci
sono ragazzi davvero con mentalità che riusciranno a superare questi momenti
bui.
d- Casarano, Nocera Inferiore, Verona, Roma, Napoli,
Pescara, Licata, Lucca, Como, Avellino, Bari, Genova, Fondi, Sarno, Angri e tante altre realtà. C’è un
coordinamento, oppure è tutto “casuale”?
r- Alla base c'è l’amicizia personale, quindi non esiste un
coordinamento ufficiale. La sigla Ultras Italia è una bella invenzione...
d- Atripalda vuol dire Southern. Cosa è rimasto di quella gloriosa
storia?
r- Southern è stata la mia vita. Mi sento legato a quel
gruppo allo stesso modo della mia famiglia. Ho vissuto anni stupendi al seguito
di quello striscione che abbiamo difeso con grande sacrificio ed umiltà per 15
anni. Ne approfitto per ringraziare tutti i miei amici che hanno contribuito a
farci rispettare in giro per l’Italia.
d- Eravate in Brasile quando Ciro Esposito ci lasciò dopo
gli scontri di Roma. Avete esposto uno striscione in sua memoria. Che strada ha
preso il mondo ultras dopo la morte di Ciro?
r- Ciro è stata l’ultima vittima di un sistema sbagliato. Per
me è stata una situazione che di ultras ha ben poco. Gli ultras sono, per lo
più, leali. Le pistole sono un’altra cosa.
d- Capitolo Coppa del mondo in Brasile (2014). E’ stata una
trasfertina tranquilla oppure durante il soggiorno vi siete divertiti da buoni
ultras?
r-La trasferta in Brasile? Chi c'era sa. Queste cose restano
tra di noi!
d- Esistono “gemellaggi” o “amicizie” nel mondo delle
Nazionali, oppure è un tutti contro tutti?
r- Non esistono amicizie. C'è solo il farsi rispettare quando
le situazioni lo richiedono. Che sia Malta o la Croazia si è sempre ospite in terra
straniera, quindi bisogna essere responsabili della proprie azioni e delle
conseguenze. Noi, comunque, cerchiamo di rispettare tutti e tutto!
d- Lo Schiaffo 321 ne pensa di tutti i colori per unire dal
Popolo la nuova Caudium. Lanciamo l’ipotesi di una legione Ultras tutta Caudina,
visto che in zona ci sono gruppi e gruppuscoli che seguono le rispettive
cittadine. Come reputi la Valle Caudina Ultras e cosa consigli per stuzzicare l’interesse
verso gli Azzurri?
r- Si deve provare l’emozione di sentirsi orgogliosi di
essere Italiani. In questo paese che va alla sfascio noi dobbiamo essere gli
ultimi romantici innamorati "del pallone" e della nostra gloria
sportiva nel mondo. Bisogna provare! Comunque la Valle Caudina ha sempre dato
tanto alla causa ultras, sia per il proprio paese, sia per il vecchio U.S.
Avellino 1912. Sono convinto che chi vuol vivere ultras debba iniziare a
svegliare gli altri da questo torpore che si è creato negli ultimi anni. Le diffide
sono brutte, ma passano!
d- Infine, saluti, critiche,
inviti, schiaffi e liberi commenti…Carta bianca(rossa)verde per te.
r- Ti ringrazio per la tua attenzione e saluto tutti gli Ultras d'Italia, augurandomi di vedere tempi migliori. L’essere ultras non
muore mai, il nostro essere è uno stile di vita e vivrà in eterno: Atripalda Tricolore!
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