AVAMPOSTO DI CIVILTA'
Un avamposto troppo in anticipo
Sono trascorsi nei giorni scorsi 10 anni dalla fondazione di
Avamposto di Civiltà, associazione culturale e omonimo sito internet che mosse
i suoi passi sul web quando ottusi che avevano scambiato la tradizione con la
mummificazione pontificavano contro internet nello stesso momento in cui tutti
si buttavano sulla rete ad occupare spazi ancora vergini.
Confesso che non mi ero neppure ricordato di questa
ricorrenza e che solo dopo uno scambio di messaggi con l’amico Valerio mi si è
accesa una lampadina pensando a quell’anno velocissimo (tanto durò questa
esperienza).
Mi è stato chiesto di scrivere alcune righe di ricordo e
volentieri accetto specificando però di parlare solo a nome del sottoscritto e
non di un sodalizio che non esiste più nè degli altri ex membri.
Avamposto di civiltà aveva un obiettivo ben chiaro fin dalla
sua creazione, 10 anni fa. Usare un linguaggio chiaro, inchiodando ognuno alle
sue responsabilità e affrontando uno per uno tutti i temi della modernità senza
fughe nell’ipocrisia. Lo strumento per raggiungere questo obiettivo fu
essenzialmente uno: la giusta combinazione di parole e immagini grafiche
rielaborate. Irriverenza, violenza verbale, colore e immagini forti furono il
pane quotidiano per un lungo anno. Quello che si provò a fare era offrire una
sintesi, non da accademici, tra fascismo, futurismo, aspetti del
tradizionalismo e dell’anarchismo. La convinzione di fondo era che fosse
necessaria una presa di coscienza nazionalista e una riscoperta (o scoperta)
della comunità. Ricordo che in quel viaggio durato un annetto abbi alla fine
l’impressione che tanto di quello che si doveva fare era stato già detto
decenni e decenni prima nei vari fogli dei gruppi fascisti.
La parola e l’immagine andavano svecchiate e le notizie di
oggi sono già vecchie erano le parole d’ordine di quell’anno intenso. La
banalità ci stava sulle palle ma ancora di più ci stava sulle palle chi non
sopportava la banalità non aveva le palle per dire che gli stava sulle palle.
Oltre 300 furono gli articoli prodotti da Avamposto di
Civiltà. In alcuni avvenne anche la sperimentazione di nuove parole in grado di
esprimere con il suo dei concetti. 300 pezzi contro tutto quello che era buon
senso e tutto quello che era corretto. 300 inni alla giovinezza pura ma anche
300 appelli all’assunzione di responsabilità da parte dei giovani. Quello che
odiavamo con tutti noi stessi era quello che il famoso sistema ci imponeva di
essere. Ma odiavano anche la lamentela fine a se stessa, l’è colpa del governo,
il tanto non cambia mai nulla e il che tempo fa.
Particolare curioso: Avamposto di Civiltà comprese che si
stava andando verso la dittatura del meteo quando ancora vi erano solo pochi
segnali in tal senso.
Pronto a contaminarsi con la tecnologia ma rispettoso delle
radici, il gruppo di Avampostisti si allargò lentamente anche a nuovi membri
che altro non erano che lettori del sito interessati da quello che si
affermava.
Pronto a sputare sulle banche quando esistevano le
rispettabili banche e non l’usura criminale, pronto a sputare sull’industria
immigrazionista, quando questa era sconosciuta, ma pronto a prendersela anche
coi bimbi minkia o bamboccioni perché è solo colpa loro che non si prendono il
futuro e il dovuto.
E cosa intendeva Avamposto di Civiltà con prendersi il
futuro?
Anzitutto svegliarsi dal torpore poi diventare irrispettosi con chi non
merita rispetto e quindi crearsi il proprio lavoro con buona volontà e l’aiuto
del gruppo.
La politica in senso stretto?
Anche ma solo in secondo luogo perché
il tempo stringeva. E quello poi avvenne anche a chi lo aveva capito.
Grazie per l’ospitalità e viva te stesso e viva l’Italia.
scritto da Enzo Pizzi Del Fascio
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