PANNARANO ROSSA
Sono passati appena un paio di mesi
dalle elezioni regionali e l’analisi del voto in Valle Caudina ci spinge a
delle riflessioni prettamente politiche. Esamineremo a freddo la tornata
elettorale dei dieci comuni dell’Unione. Iniziamo con il crollo, incredibile
fino a qualche anno fa, dei neocomunisti, che hanno appoggiato la lista fallimentare
denominata Sinistra al lavoro.
La nuova città rossa di queste
ultime elezioni è Pannarano dove la Sinistra caudina ha raccolto il 5, 52% dei
votanti. Il risultato strappa di mano lo scettro alla città caudina rossa per antonomasia,
ossia San Martino Valle Caudina. La Stalingrado della zona è retrocessa al
terzo posto dopo Cervinara, che però, a dire il vero, aveva tra i candidati una
ragazza del luogo ed i voti per amicizia/parentela hanno fatto lievitare il
numero di rossi. A San Martino i “rossi” si sono attestati al 4,29% con appena
86 votanti, mentre Cervinara ha espresso 259 preferenze pari al 4,74%. Caso strano le 14 preferenze raccolte in tre comuni
diversi: Rotondi (0,79%), Moiano (0,86%) e Bonea (3,11%). Ovviamente le
percentuali sono differenti, ma comunque bassissime. Non supera il 3% a
Montesarchio, incassando un misero 2,13 % pari a 87 voti, replicato a
Roccabascerana dai 25 irriducibili rossi che hanno conquistato un 2,32%. La
Sinistra al lavoro deve lavorare tanto,specialmente su due comuni della Valle
Caudina. Airola ed Arpaia hanno cancellato le bandiere rosse. Otto voti ad
Airola e uno 0,23% che resterà nella storia della sinistra caudina. Nell’epica,
invece, entra di diritto Arpaia, la città caudina senza sinistra post
comunista: zero voti e zero percentuale.
Il nulla.
Il nulla.
Grazie alla stronzata del voto disgiunto sono
sbucati due voti, uno per Vozza e l’altro per De Martino.
Ma la Sinistra potrà risorgere cavalcando
l’ondata di immigrati che stanno arrivando nella nostra Terra. Gli operai
italiani? I disoccupati ed i precari? Non interessano più alla sinistra abituata
a travestiti e travestimenti. Dove è la coscienza di classe, base dell’ortodossia
comunista?
Serpeggia anche un po’ di
confusione tra i neocomunisti ancora in piedi o meglio seduti dietro la
tastiera. La FGCI della Valle Caudina ha pubblicato questa nota, che riportiamo
integralmente. Lo scrivente invoca Karl Marx, nato quasi due secoli fa, ma l’ideologo
tedesco dubitava dei “migranti” già decine di anni addietro: “Karl Marx chiama
l'immigrazione, o la grande massa di disoccupati poco qualificati- si legge
nella nota- che fanno parte della classe dei sottoproletari "esercito
industriale di riserva" del capitale. Il capitale, per attaccare i salari
e le tutele dei lavoratori, utilizza questo grande esercito per creare una
guerra di disgregazione sociale ed economica. Utilizza tutto questo per
dividere i lavoratori, per metterli l'uno contro l'altro, il disperato contro
il più disperato. In questo modo il capitalismo fa i suoi porci comodi senza
avere alcun disturbo, e anzi ricevendo appoggio dalle classi lavoratrici illuse
ed esasperate. Prima c'era un grande Partito Comunista che univa i lavoratori,
oggi c'è una sinistra (una parte) che non produce alternative e non riesce ad
andare oltre il proprio naso, passando per "buonista" o nemica dei
lavoratori. Risolvere questo punto una volta per tutte per non lasciare che il
capitale e i suoi servi scatenino guerre che non avranno vincitori, se non loro
stessi. Ancora una volta è ribadita la assoluta necessita di Ricostruire il
Partito Comunista".
Affamati di utopie continuano a
sognare l’unità della galassia comunista. Non resterà che leggere i vecchi
libri, ormai fuori moda, di Vladimiro Il'ič Ul'janov detto Lenin, Peppone Stalin,
Nicolae Ceaușescu o Ernesto Guevara detto “El Che”, anche se quest’ultimo è utilizzato
come logo per magliette e adesivi più che come icona di guerrigliero
rivoluzionario anticapitalista.
L’unica cosa “rossa” che resiste in
Valle Caudina è la musica come aggregazione.
Un paio di schiaffi però se li meritano gli eredi di Palmiro Togliatti ed Enrico Berlinguer.
Un paio di schiaffi però se li meritano gli eredi di Palmiro Togliatti ed Enrico Berlinguer.
NonSoloRock ha portato a termine
due serate con una buona cornice di pubblico, non c’è che dire. Ammainate le
bandiere rosse non resta che ballare e cantare.
Poco importa se dietro l’evento c’erano ombre “nere”.
Il mondo cambia, la gioventù passa e non torna più.
Poco importa se dietro l’evento c’erano ombre “nere”.
Il mondo cambia, la gioventù passa e non torna più.
Il funerale ufficiale dei nipoti
della falce e del martello, tuttavia, si è svolto allo Xuè, un noto locale di
Montesarchio, molto alla moda tra i giovani mocassino & risvoltino. Il
celebre Zulù dei 99 Posse ha cantato una ventina di pezzi per un pubblico lontano
anni luce dai testi delle loro canzoni. Mentre lui parlava di rivoluzione la
gente consumava i muscoli facciali per autoscatti finti come i soldi del Monopoli.
Le centinaia di spettatori infastiditi da questa musicaccia politicizzata sono
rinati quando ‘o Zulù ha abbandonato la scena, tra l’indifferenza generale. La massa
era lì per la musica da discoteca commerciale e per ammirare le donnine tutte
belle e sorridenti. Altro che Carlo Giuliani e il salario garantito.
Che brutta fine.
Hasta la vista sinistra, lontana dall’Europa
dei Popoli, compreso da quello Caudino.
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