venerdì 26 giugno 2015

MUSICA!




MUSICA PER EVADERE

Il processo di anglo americanizzazione musicale è arrivato a buon punto. L’ennesima iniziativa per i giovani detenuti campani rinchiusi nell’Istituto caudino ha, però, fatto emergere un dato di fatto: la musica è un’arma per la libertà dello spirito, sia essa americana, australiana, polacca o neomelodica.


Certo, avremmo preferito che invece della danza acrobatica afroamericana avessero ballato le tarantelle e le ‘ntrezzate, ma bisogna essere pratici e fare buon viso a cattivo “game”, magari proponendo altre forme di musica per i progetti futuri. Il pezzo sfornato, dedicato alla memoria di Pino Daniele, è un ottimo risultato. Recuperare chi commette reati è il compito di questi istituti. In una società abbastanza americanizzata è paradossale usare la loro arte per fare uscire fuori la nostra. Riflettiamo. L’identità si preserva soprattutto quando si individuano le contaminazioni forzate. Lo Schiaffo 321 analizza e sente l’esigenza di spingere alla riflessione controcorrente le lettrici ed i lettori. Infatti, metteremo goliardicamente in rosso le parole straniere. Complimenti a chi ha creduto nel progetto, realizzato per donare anche un attimo di libertà alla Gioventù sbagliata
Un sonoro schiaffo a chi li emargina e li etichetta, condannandoli a vita. 

(LoSchiaffo321)


L’associazione di volontariato You Dream di Altavilla Iprina in collaborazione con l’Istituto Penale Minorile di Airola (Bn) ed i gruppi Centro Storico e La Pankina Crew, hanno organizzato un laboratorio di scrittura rap e break dance, con l’intento di far sfogare e tentare di riabilitare il pensiero dei detenuti dell’istituto. Come tutti dovremo sapere, il vero rap nasce come denuncia e riscatto sociale da parte di classi discriminate ed impoverite dai "giganti del sistema”. Ogni rima scritta è il frutto del disagio e delle situazioni vissute in prima persona da parte degli MC. Questo concetto rapportato allo status del carcere minorile, è stato usato per far scoprire ai ragazzi che hanno aderito al progetto, un potente mezzo di comunicazione atto a veicolare un messaggio. Così come con la voce, lo stesso anche con il corpo, dato che si è svolto contemporaneamente un laboratorio di break dance dove i ragazzi hanno potuto assaporare questa cultura da un punto di vista corporale. Il progetto è iniziato a gennaio 2015 e si è concluso ad aprile.

La scintilla negli occhi dei ragazzi, quando hanno messo le cuffie ed hanno ascoltato la propria voce cavalcare la strumentale, è stata un’emozione indescrivibile. La loro esperienza è stata accresciuta grazie ad un’arte che non avevano mai praticato e molto probabilmente sono stati distratti in maniera positiva da questo corso, che li ha tenuti impegnati donandogli delle speranze e facendo passare un po’ di luce attraverso le fredde sbarre delle finestre.


Scritto da Fabio Moscatiello

Nessun commento:

Posta un commento