mercoledì 4 dicembre 2013

INTERVISTA A MARCELLO DE ANGELIS

Intervista a Marcello De Angelis
4 dicembre 1999

A volte succedono cose assurde. Prendete come esempio questa intervista, datata quattro dicembre 1999, rilasciataci da Marcello De Angelis dopo una conferenza/dibattito “Sulle orme del Capitano a cento anni dalla nascita di CZ Codreanu (1899/1999)”.
Doveva essere pubblicata sul primo numero di OF, ma dopo una manciata di giorni il nostro paese venne travolto e stravolto da una maledetta alluvione. L’intervista cadde nel dimenticatoio. L’abbiamo rispolverata perché crediamo sia interessante da analizzare, a distanza di tempo...

Tante cose sono cambiate, da quel giorno...

Buona lettura…



D- La distanza tra la base militante ed i politici è incolmabile?
R- No, non è incolmabile. Però, ovviamente chi deve fare un passo in avanti è la classe politica del partito (AN) perché la base militante segue esempi che devono fare i politici. Non c’è oggi quel contatto diretto che c’era negli anni passati. E’ sicuramente un problema che può creare degli equivoci. E’ indubbio che c’è stata un’immissione nel nostro ambiente di giovani che pensano più al carrierismo che alla militanza, problema che ci dovremmo porre tutti.

D-Sopravvivranno le ideologie nel duemila?
R- Le ideologie, come noi le abbiamo conosciute nel novecento non hanno ragione di sopravvivere. Soprattutto per la loro caratteristica di essere delle ricette uniche, che teoricamente dovrebbero valere per tutti quanti. Paradossalmente io penso che nel secolo che sta cominciando, al contrario di tutti quanti pensano, ci sarà una globalizzazione; nel senso che tutti la penseranno alla stessa maniera e compagnia bella. Ma proprio per la morte delle ideologie si ritornerà a prendere in considerazione ognuno il dato oggettivo in cui crede. Per cui rinascerà l’importanza dell’appartenenza ad un popolo, ad una nazione ed in particolare al legame con il territorio.

D- Azione Giovani in realtà cos’è e chi rappresenta?
R- Ah! Eh Beh, è una domanda difficile... Io penso che AG si stia chiudendo sempre più in se stessa e che abbia una gestione sempre più settaria e di conseguenza non credo sia una ricetta vincente.

D- E’ vero che AREA, in alcune realtà d’Italia, destabilizza Alleanza Nazionale?
R- No, è vero che Area in alcune realtà è ingiustamente vista come una rivista che attacca, che critica la dirigenza del partito, che vuol fare discorsi settari o correntizi. Il che è assolutamente falso.

D- E’ giusto vergognarsi del passato e cancellare i ricordi per farci accettare, tra virgolette, dal sistema?
R- Il problema del passato, secondo me, è posto male. Ritengo che le ascendenze storiche del nostro movimento vadano trattate come le ascendenze familiari. Io ho un profondo affetto, rispetto e una quasi venerazione per mio nonno e vivo nel Suo ricordo, per quanto non vado a fare celebrazioni particolari sulla sua tomba. Ma soprattutto il problema che mi pongo adesso è di vivere all’altezza di quello che lui è stato nel suo tempo e non andrei mai in giro vestito come lui…

D- Perché i nostri libri hanno prezzi elevati e sono mal distribuiti?
R- Esattamente per quello che hai detto: siccome c’è una distribuzione molto povera, di conseguenza c’è un pubblico ridotto, si vendono meno libri. Quindi il costo per unità d’ogni pubblicazione è più elevato di quello che può essere il prezzo della Mondadori, della Feltrinelli o della Rusconi. Se noi leggessimo di più e facessimo comprare di più i nostri libri ad amici e familiari di sicuro scenderebbero anche i prezzi dei libri.

D- Perché non li regala AREA questi libri?
R- Perché Area li dovrebbe comprare per regalarli e così noi non avremmo i soldi per la tipografia...-

D- Ci saranno futuri Evola, Pound, Codreanu nel nuovo millennio?
R- Beh, il millennio è lungo, dura dieci secoli e spero che ci siano nuovi Evola, Pound, Codreanu, nuovi Buddah… Insomma il millennio dura mille anni e può succedere di tutto, e spero che succeda. Immaginarsi altri dieci secoli come quest’ultimo decennio che abbiamo vissuto è una bell’istigazione al suicidio!

D- Col tornare delle Brigate Rosse è possibile una rinascita dell’“Estrema Destra”?
R- Dunque, l’estrema destra intesa nel senso denigratorio, usato dai giornali, può rinascere solo ed unicamente per volontà di chi vuole un contraltare per ridurre l’importanza del ritorno delle B.R. e che ha bisogno di nuove trame nere per nascondere le magagne del potere. Io ho l’impressione che questo qui si stia verificando. Temo che questi signori siano aiutati un po’ dall’ingenuità d’alcuni settori del nostro ambiente e “nostro ambiente” in senso ampio, ovviamente.

D- La musica alternativa perché riscuote ancora successo, nonostante sia merce rara ed estremamente diffusa male?
R- Perché probabilmente, come giustamente diceva Codreanu “il canto è il messaggio più immediato, arriva direttamente al cuore, nel quale ci si può riconoscere più facilmente che in un libro o di sicuro in un programma elettorale. Il fatto che gli stessi prodotti circolino da vent’anni, devo dire che è una cosa bella. Però non mi rende molto felice perché significa che i giovani non stanno producendo niente…

D- Cosa consiglia Marcello De Angelis a noi, militanti del duemila?
R- Marcello De Angelis si considera un militante del duemila, spero anche del 2100! La data anagrafica con la militanza non c’entra, perché io penso che sia una questione d’atteggiamento.

D- E’ importante anche l’esperienza!
R- Si, ma l’esperienza spegne l’entusiasmo, mentre invece i giovani dovrebbero avere più entusiasmo. Credo che purtroppo adesso proprio con queste prospettive di carriera si sia perso l’entusiasmo che viene dalla militanza come servizio, cioè del fare una cosa perché è giusta e non perché porta profitto. Se i giovani riuscissero a ritrovare quell’entusiasmo ciò diverrebbe contagioso. Sveglierebbe la leadership del partito.

D- Oggi e giusto definirsi neofascisti?
R- No, neofascisti è un termine sbagliato. Essere fascista è essere qualcosa con dignità. Essere neofascista è scimmiottare senza diritto quello che altri hanno fatto con sacrificio, meritando la gloria. Io ho sempre avuto un certo fastidio per quelli che girano con le decorazioni, con le fibbie dei combattenti che magari sono morti sacrificandosi 40-50 anni fa.

D- E’ una questione di moda?
R- No, non è moda. E’ mancanza di rispetto. Lo scimmiottare esperienze dolorose passate, secondo me, non è né una moda né semplicemente atteggiamento folcloristico. Ripeto: è veramente una mancanza di rispetto! Perché ognuno deve fare la propria battaglia e deve crescere sulla gloria guadagnata nel suo tempo, con il proprio linguaggio, e con il proprio sacrificio, non sulle glorie di quelli che hanno pagato in passato.

D-Infine, il domani appartiene ancora a NOI?
R- Penso che si dovrà chiarire il significato NOI e poi ne discutiamo.

D- Io parlo della base militante schierata con Area e la Destra Sociale.
R- Ma, uno deve andare avanti senza porsi il problema se il domani appartiene a noi o meno. Il dovere del Soldato è di fare al meglio il proprio dovere, non si deve interessare alla vittoria. Magari la vittoria, se ci sarà, avverrà tra duemila anni e noi non la vedremo, ma sarà stata procurata dai sacrifici che abbiamo fatto noi. Chissà…

Speriamo!

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